Selvaggio Arzino

 

Scegliere di rappresentare una regione così ambientalmente poliedrica come il Friuli in un solo itinerario di pesca non è certo cosa facile … l’ Arzino però, con i suoi 30 km di corso che si snodano tra ampie praterie d’alta quota, pittoresche cascate e forre scavate nei calcari delle Prealpi carniche e ampie lame e raschi di fondovalle ha indubbiamente le carte in regola per regalare belle emozioni a un ampio “ spettro” di approcci alieutici. Fario, marmorate e ibridi , di taglia medio piccola, ma autoctone e combattive si nascondono tra raschi e buche del tratto più alto, che attraversa gli abitati di San Francesco e Pozzis. Questo tratto, grazie a un percorso naturalistico che affianca il fiume, è abbastanza accessibile, ma le acque cristalline e le modeste portate tipiche dei torrenti di  montagna ne fanno un fiume ricco di catture “wild” e  di soddisfazioni, ma non sempre di facile approccio. Questo tratto ha una lunghezza di circa 6 km e al suo interno è compresa la zona delle “ Cascate dell’ Arzino”, un tratto di fiume di circa 1 km praticamente ma sicuramente di rara bellezza. Da segnalare l’ ultima buca di questo breve tratto, forse l’unica delle cascate agibilmente pescabile e in cui nuotano sempre alcune belle e nervose trotelle selvatiche, spesso in bollata sotto sera.

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Ma torniamo a noi…il primo tratto che affronteremo in questo nostro itinerario e classificato come NK. Da regolamento prevede l’ utilizzo di una sola mosca, secca o sommersa, con amo barbless e per lo spinning l’ utilizzo di soli hardbait muniti di amo barbless, per i minnow sono consentiti due ami singoli. Il tratto ha inizio dal ponte ferroviario di Flagogna, raggiungibile da uno sterrato che si diparte a destra di via Della Stazione 21 e termina con la briglia all’altezza della passerella in località La Vallata.

Questo è praticamente il tratto terminale del fiume, il più ampio e quello di maggiore portata. Rimane comunque la parte terminale di un piccolo torrente montano e, affrontandolo a mosca,  sembra prestarsi discretamente bene a tutte le tecniche: secca, ninfa e streamer. La trasparenza delle acque e la prevalenza di pesce selvatico ci hanno sempre portato ha preferire un approccio di pesca “leggero”, pescando prevalentemente a secca, con canne che vanno dai 6” agli 8,6” e code che vanno dalla 3 a alla 5, sia in caccia che su bollata. La scelta della mosca avviene anche in funzione delle condizioni del fiume, che, come sempre, dipendono da temperature, stagione e condizione delle acque.

In caccia sono due le mosche che hanno dato nel tempo i migliori risultati: una paracadute con corpo rosso e rigatura in tinsel che vedete in foto e il formicone che facciamo con un dressing ispirato da quello di Andrea Gasparini.

Su bollata invece imitazioni di effimere con ali e torace in cdc e  Arpo, che potete sempre vedere in foto, hanno sempre dato buoni risultati. Da segnalare che spesso le marmorate più belle sono salite proprio sotto sera su

imitazioni di quest’ultimo genere costruite su ami abbastanza piccoli (18 o 20).

 

Iniziamo sempre la nostra battuta proprio dove inizia il Nk. In questo punto il fiume fa un cambio repentino di direzione formando una bella buca, seguita da un’ ampia lama.

Questo spot ha spesso regalato qualche bella sorpresa : marmorate  e ibridi anche di taglia discreta si nascondono in piena corrente a inizio buca come sotto la sponda sinistra della lama, approfittando del riparo offerto da alcuni alberi a cespugli che crescono a pelo d’ acqua. In assenza di bollate e di trote visibilmente in caccia e se nemmeno il formicone ha dato risultato, l’uso di qualche grossa ninfa di stonefly o di portasassi come di qualche streamer a forma di scazzone possono rivelarsi scelte vincenti. Da segnalare la presenza di un branco numeroso di grossi cavedani molto attivi nelle ore serali; stazionano in una piccola morta a inizio buca, sotto la sponda sinistra del fiume, e si sono rivelati tanto diffidenti quanto combattivi in caso di allamata.

Nei due km a monte il fiume scorre in un tratto ampio, veloce e di modeste profondità. Quì, tra veloci raschi, rocce affioranti e piccole buche sotto sponda troviamo spesso in caccia un discreto numero di marmorate e ibridi che si sono dimostrate molto reattive sulla parachute rossa, quella che noi chiamiamo la “Rossa Bardus” come doveroso tributo al costruttore friulano di canne in bambù Enzo Bardus da cui abbiamo imparato il dressing base, oltre che la tecnica di lancio. Continuando a camminare ci si imbatte in un ampia e lunga lama di circa 70 cm di profondità. Questo tratto non ci ha mai regalato catture degne di nota. Al termine della lama ci imbattiamo nel ponte stradale di Flagogna che sovrasta una buca profonda in cui nuotano un discreto branco di cavedani di grosse dimensioni e alcune belle marmorate over 50. E’ nostra abitudine risalire sulla strada attraverso un comodo sentiero che sale sulla sponda destra del fiume per sfruttare il ponte come punto di vedetta: stando sopra la buca le acque cristalline del fiume consentono una facile e veloce individuazione delle prede senza allarmale. Questa buca è forse quella in cui abbiamo viste lo trote di dimensioni maggiori, sovente in bollata sotto sera su piccole effimere o formichine alate.

A monte, dopo un veloce raschio, il fiume allarga notevolmente il suo alveo creando un bella “ piana” con corrente veloce e una profondità di circa 50 cm. Qui ,in piena corrente,si possono incontrare i primi temoli  e nascoste nelle piccole buche dietro le pietre affioranti abbiamo spesso trovato qualche marmorata. Alla fine della piana il fiume si biforca e il ramo di destra ha spesso regalato catture discrete, pur essendo quello tendenzialmente di portata inferiore. Poco più su, dove i due rami si riuniscono, troviamo  un’ ampia e calma lama, habitat dei temoli di taglia maggiore, spesso impegnati in frequenti bollate durante le schiuse serali di fine estate. La piana è preceduta da una bella buca scavata dal fiume sbattendo su una parete rocciosa  dopo una briglia di circa 150 cm situata una ventina di  metri più a monte. In questa interessante zona convivono cavedani, barbi e belle marmorate ed è proprio qui che termina la zona NK dell’ Arzino e dove di solito abbandoniamo le nostre fruste per impugnare le canne da spinning.

Spinning tra esche rigide e siliconiche

Il  tratto del torrente Arzino che andremo ad affrontare con l’attrezzatura da Spinning inizia a monte della passerella pedonale dell’abitato di Casiacco  (dove termina la zona NK),e si estende fino al ponte in localita’ Pert per una lunghezza  di circa 7km.  La zona, secondo il regolamento ETPI e’ classificata come RPS (regime particolare salmonicolo). In questa zona cosi denominata e’ consentito utilizzare solamente mosche artificiali, hardbait,  o artificiali siliconici,  muniti di amo singolo senza ardiglione, per i minnow e’ consentito l’utilizzo di due ami singoli.

Per poco meno di 2 chilometri e’ il classico torrente di fondovalle, con lame lunghe, qualche buca profonda fino a un paio di metri e una buona portata d’acqua, popolato di marmorate di discreta taglia, qualche fario e una buona popolazione di Ibridi, e costeggiato in sponda destra da un comodo sentiero fino a raggiungere un importante corpo di frana.

In questo primo segmento di torrente sono solito utilizzare minnow o jerkbait , sondando con cura i giri d’acqua attorno ai massi e le correntine alla ricerca di qualche salmonide in caccia, utilizzando colorazioni molto naturali: l’estrema limpidezza dell’acqua dovuta al fondale calcareo, non permette di osare colorazioni molto accese. I modelli con cui ho avuto maggiori soddisfazioni, sono gli  Sparhead Ryuki dell’azienda nipponica Duo Lures, nella misura da 70mm in versione sinking.

Superata questa zona il torrente piega verso destra e ci si addentra in un vero e proprio canyon con pareti alte anche un centinaio di metri,  per diversi chilometri, non e’ presente segnale telefonico e non c’e modo di uscire dal greto se non ritornando sui propri passi, di conseguenza bisogna valutare bene il meteo e le proprie condizioni fisiche.

Paesaggisticamente molto selvaggio e suggestivo e’ un susseguirsi di buche e salti d’acqua, attraverso le bianche rocce calcaree intervallate da qualche piana con acqua bassa e veloce.

In questa zona utilizzo principalmente esche siliconiche,  montate su testina piombata con amo senza ardiglione,  questo mi permette di sondare con cura tutti i giri d’acqua sotto le cascate e le buche piu profonde.

Come modello, consiglio i Bigg Butt Micro di Black Flagg da 2,25 pollici e anche in questo caso la scelta sara’ su colori naturali,

La scelta della canna e’ molto personale, nell’affrontare questo tipo di ambienti mi trovo molto bene con un attrezzatura molto leggera e reattiva, come Saint Croix Trout Series da 7 piedi x-fast, in un range di lancio 1/16-1/4 con una spiccata azione di punta che mi permette di sentire anche le toccate piu’ timide, ma allo stesso tempo con un buona riserva di potenza vicino al manico  per contrastare le fughe in corrente dei nostri amati salmonidi .

L’Arzino puo’ riservare piacevoli sorprese in termini taglia delle catture.

 

Una vallata selvaggia ed incontaminata, uno spot di approccio non certo scontato, ma in grado di regalare accattivanti sfide, immersi nella natura e nella limpidezza delle sue acque, che comunque non ha mai lesinato nel darci grandi soddisfazioni. “..take a walk on the wild side…”

 

 

 

Gentile Christian & Bonini Francesco

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